Il progetto formativo “Abruzzo reset”, sviluppato dall’Accademia dell’Immagine dell’Aquila nell’anno 2007/2008, ha perseguito l’obiettivo di promuovere dei “racconti” nuovi per le due più grandi aree urbane della regione. Due film di ricerca hanno indagato le relazioni esistenti tra i luoghi fisici, le città, ed alcuni aspetti originali della vita delle persone che li abitano. Nel nostro caso, l’attiva scena musicale pescarese, e la passione sportiva per il rugby all’Aquila.
Il video è stato utilizzato come strumento di ricerca e di comunicazione; contribuire alla conoscenza dei luoghi, alla consapevolezza dei cittadini che vi abitano, e allo svecchiamento di un marketing del territorio fondato su una lettura stereotipata delle due città, sono stati degli obiettivi specifici del progetto sui quali, in corso d’opera, sono stati costruiti rapporti di partenariato inediti e non istituzionali. I film sono distribuiti gratuitamente in streaming, per favorirne una diffusione ampia ed avere un alto grado di interscambio e di interattività con il pubblico.
Premessa
I cittadini socializzano e si riconoscono come appartenenti ad una comunità attraverso il racconto dei luoghi. “Una società”, secondo la definizione di E. Durkheim, “non è costituita semplicemente dall’insieme degli individui che la compongono, dal terreno che essi occupano, dalle cose di cui si servono, ma è costituita in primo luogo dall’idea che essa si forma di sé”.
I luoghi non sono oggetti immutabili, sono astrazioni, si scompongono, si ri-aggregano in altre forme, i confini sono mobili, in altri termini: invecchiano, si trasformano, muoiono, rinascono. Insieme ai luoghi, invecchiano anche i loro racconti. Un racconto del territorio è vecchio quando ne banalizza l’esperienza, quando le linee di fuga sono spezzate, quando non contiene la possibilità di immaginarne un futuro. E’ quello che sembrano sperimentare molti territori oggi nel nostro paese, costretti in racconti “scolastici” ed in confini locali tracciati prima dell’avvento della mobilità di massa, quando la stragrande maggioranza degli italiani andava a lavorare, faceva la spesa, accompagnava i figli a scuola a piedi, in bicicletta, a dorso di mulo o su treni molto più lenti degli attuali.
Il racconto dei territori viventi: narrare per conoscersi, narrare per competere
La ricerca sociale ed economica si occupa di territori viventi, non pone la storia al centro delle sue riflessioni e dei suoi racconti. La rilevanza che queste scienze danno al patrimonio culturale è strettamente connessa all’uso contemporaneo; peraltro, grande valore è attribuito alla cultura immateriale e a quella connessa alle attività, siano esse produttrici di economia o “generative” di società.
Il tentativo di approcciare in questo modo le città abruzzesi ha messo a nudo la distanza tra un immaginario storico e rassicurante, fatto di cultura, di buon vivere, di prodotti squisiti, e le difficoltà quotidiane degli individui.
Sono i più giovani, i più mobili, gli economicamente attivi, i più capaci di stare insieme, quelli che sembrano comprendere che il racconto del territorio che hanno imparato a scuola e che viene loro riproposto dai media è vecchio; è uno strumento inadeguato a raggiungere l’obiettivo di poter continuare a vivere in quella città, preservandone le caratteristiche che, per chi le vive, la rendono unica; vecchia appare l’organizzazione politica che li governa, sentono che le loro istanze non trovano adeguata rappresentanza; sentono i confini amministrativi come una costrizione. Queste persone propongono con le loro esistenze un nuovo racconto del luogo in cui vivono, di cui sentono l’urgenza, per continuare a crescere e confrontarsi. Sono queste le persone alle quali il progetto “Abruzzo reset” ha provato a dar voce.
Il progetto “Abruzzo reset”
Il corso di formazione
Per muoversi e sopravvivere nella “società della conoscenza”, gli individui sono chiamati sempre di più a tener sotto controllo un gran numero di variabili e a saper presidiare tutte le fasi della produzione. Nel caso dei lavoratori dell’audiovisivo, devono sapere come individuare la committenza, come procurarsi le commesse, proporre un prodotto, immaginare una sua distribuzione. Ciò non significa che le competenze specifiche non abbiano più corso, ma che le loro funzioni sono inscindibili le una dalle altre e si integrano con delle nuove. Sulla base di queste considerazioni, l’obiettivo del corso è stato quello di formare un gruppo di studenti dell’ultimo anno su competenze specifiche in merito alle tecniche dell’analisi socio-economica, e, più in generale, agli strumenti che usano i ricercatori per osservare ed interpretare un territorio, e sulle qualità didattiche e comunicative proprie di un video che parla di un luogo.
Il corso intitolato “documentare il territorio”, è stato organizzato in 4 moduli, tre formativi in aula, ed uno di esercitazione e produzione dei video. Nel primo modulo, Raccontare il territorio attraverso le immagini, viene proposto un ragionamento ed un’analisi sulle le modalità di racconto del territorio attraverso i generi . L’uso di strumenti, sociali, economici e culturali per l’analisi del territorio, è stato argomento del secondo modulo. Il terzo modulo, Raccontare per competere: una nuova immagine per le città abruzzesi, ha permesso agli studenti di individuare il soggetto cinematografico, progettare e costruire i film delle due città, anche con il fine di promuovere una nuova immagine della regione.
I luoghi e gli sguardi
Per questioni di tempo e di opportunità, agli studenti dell’Accademia è stato chiesto di concentrare gli sforzi sulle due città principali. Per Pescara, l’attenzione è stata rivolta alla scena musicale cittadina e alla connessa economia: un certo numero di gruppi giovanili, di piccole case di produzione, di radio indipendenti e di locali con musica dal vivo, sopravvivono normalmente ai margini dei processi produttivi. L’occasione è nata dall’incontro casuale con un intervento di formazione e sviluppo EQUAL, denominato “Booster”, impegnato a contaminare con nuove idee, competenze ed energie la scena creativa cittadina. “Booster”, oltre che coprire una parte delle spese vive delle riprese, ha messo a disposizione degli studenti dell’Accademia materiali di ricerca specifici, una rete di contatti e, essendo in fase conclusiva, alcuni elementi di riflessione, a partire dall’esperienza fatta, sulle possibilità, difficoltà e debolezze di un progetto di futuro per la città.
Per l’Aquila la scelta è caduta su un aspetto molto sentito della vita cittadina, la passione e la partecipazione al rugby, sport di cui l’Aquila è una delle capitali nazionali.
Questa “passione” è stata guardata come un forte elemento di apertura della città verso l’esterno, proprio per la base ampia di affiliati locali, per la rilevanza economica, per la capacità di attrazione di giocatori stranieri, e, di contro, per quella di rifornire di giocatori le squadre di tutto il mondo. Nello specifico, particolare attenzione è stata data alle squadre femminili della città. Anche in questo caso è stata attivata una collaborazione con il management della società L’Aquila Rugby, proprietaria della prima squadra della città, che ha condiviso gli obiettivi del corso, ha collaborato nella fase organizzativa nell’individuazione delle persone da intervistare, e ha offerto supporto nella fase di realizzazione del video.
La fase di ricerca
Gli studenti sono stati divisi in team per la ricerca preliminare e la realizzazione dei video.
La ricerca ha previsto una fase “desk” (esplorativa e di ricerca) su documentazione reperibile, e sul campo, con interviste, sopralluoghi e prime ipotesi di lavoro, e ha prodotto un primo piano di lavorazione. Per quanto riguarda Pescara, gli studenti sono stati sollecitati ad imparare a conoscere i gruppi musicali e i locali che offrono musica dal vivo e a leggere gli articoli di stampa ed in rete sulla regione, sui progetti pubblici e privati, sugli investimenti e sui finanziamenti pubblici, sugli eventi (le serate, gli incontri).
All’Aquila si è proceduto nello stesso modo: agli studenti è stato chiesto di divenire degli “esperti”, di leggere le cronache, di tenere sotto controllo le classifiche dei campionati in corso, di conoscere i giocatori e localizzare i centri dei supporter in città, andarli a visitare e prendere contatti. Sono stati intervistati i giornalisti più importanti ed i soggetti che localmente rappresentano la memoria del rugby. Sono state effettuate indagini quantitative sulla diffusione dello sport, sul numero delle scuole, sugli affiliati, ed indagini qualitative sulla “percezione” che i cittadini hanno del rugby e della sua relazione con il territorio.
Gli studenti hanno collezionato “facce”, suoni, luci, per concepire un linguaggio visivo adatto ad un video che travalicasse i generi; non un documentario in senso stretto, quindi, ma nemmeno un reportage.
La realizzazione dei video
Dopo la lunga fase di istruttoria, è venuto il momento delle interviste filmate, che costituiscono l’”ossatura” dei due video e che danno il carattere di racconto collettivo di una città in relazione agli aspetti specifici della vita che le anima, e che sono stati scelti come chiave di lettura. In ambedue i casi sono state realizzate un gran numero di interviste strutturate secondo una base di domande comuni, in modo da permettere, pur in considerazione dei differenti soggetti, un confronto immediato tra i punti di vista dei cittadini. Nello specifico, a Pescara l’entusiasmo iniziale, e la delusione successiva, suscitate dal progetto “Booster”, ci hanno dato l’opportunità di proporre in termini non celebrativi il racconto della realtà della scena musicale cittadina e dell’economia che muove, ma anche, e soprattutto, delle difficoltà che incontra. Nello stesso modo il video sull’Aquila è stato costruito rifuggendo ogni accento retorico e ha messo a confronto una visione “altezzosa e decadente” della città ed una sua maniera di guardare lo sport, con le energie e le aspirazioni delle giovani squadre femminili della città.
Le riprese aggiuntive sono state fatte per le strade, negli stadi e durante i concerti, con un attenzione estrema non all’evento spettacolare in sé, ma alle passioni sociali che è in grado di mettere in moto nel pubblico e nella città.
La costruzione narrativa, ovvero il montaggio
E’ molto difficile sintetizzare i risultati di indagini complesse, ricche di punti di vista contrastanti, ai fini della fruibilità del prodotto finale. Intanto, la prima e più logica soluzione è stata quella di realizzare video densi e brevi, ambedue al di sotto dei 10 minuti; questo ha significato lavorare molto a lungo sulle interviste, tagliando argomenti e semplificandone altri, cercando di giustapporre i punti di vista in maniera che risultassero più comprensibili. Poi, è stato scelto di mantenere una traccia narrativa evidente intorno ad alcune persone; una cantante di Pescara, e alcuni giocatori e giocatrici della squadre dell’Aquila. Queste interviste sono state più lunghe e si sono svolte in più luoghi della città, e a più riprese. Il fatto che si sia trattato di donne, in ambedue i casi, è in stretta connessione con uno degli obiettivi del progetto che è la ricerca, dichiarata da subito, di un punto di vista il più possibile “alternativo” sulle realtà da indagare e raccontare. Inoltre, nel caso della squadra del rugby, si è scelto di lavorare sul ricco repertorio di immagini che è a disposizione dell’Accademia, al fine di dar profondità al legame popolare tra la città e la sua squadra.
La distribuzione: il video come documento interattivo
I film prodotti, cercando di mantenere la precisione, la misura e la problematicità proprie dell’ambito della ricerca, puntano ad un effetto mediatico e comunicativo rapido ed immediato. I video sono stati pensati, sin dall’inizio, come documenti il più possibile interattivi, per questo motivo la loro lunghezza è stata stabilita al di sotto dei dieci minuti, che è la soglia massima consentita dai maggiori siti della condivisione video per “poter caricare” il film.
La possibilità di distribuire i film in streaming, visibili e gratuiti per tutti, dà l’opportunità a realizzatori e cittadini di avere un feed-back, per quanto parziale, dell’utilità del lavoro svolto. In rete è possibile verificare il numero dei contatti, dei siti che linkano il video, leggere i commenti del pubblico, ed aprire degli spazi di discussione. Lo scopo primo dei film di ricerca è quello di costruire “comunità” intorno alla individuazione dei problemi e alla condivisione dei punti di vista.
Conclusioni
Nato come progetto formativo, “Abruzzo reset” si è trasformato in una piccola ”azione di sistema”. Gli studenti sono stati stimolati a lavorare in un ambito di mercato, al di fuori delle strade tradizionali, nella messa a punto di innovativi servizi alle imprese e alle pubbliche amministrazioni. Alcuni privati e imprese si sono mostrati interessati e hanno contribuito alla realizzazione del progetto, l’amministrazione pubblica, invece, non ha reagito come si sperava, ed è mancato il suo apporto.
Alcuni dati sui consumi e le spese culturali e sull’avvio di nuove imprese del settore, sembrano indicare la possibilità che in Abruzzo stia nascendo negli ultimi anni un nuovo piccolo mercato locale sull’audiovisivo. A fronte di una domanda crescente di servizi audiovisivi da parte di soggetti forti (le Amministrazioni pubbliche, le imprese), non ancora in grado di esprimere una committenza certa, esiste un’ offerta qualificata, che, pur beneficiando di un centro di formazione di eccellenza, presenta caratteristiche di frammentazione e di debolezza economica. Anche in questo caso, per mettere in campo delle misure di sostegno complessive allo sviluppo di una nuova economia locale, il ruolo dell’Amministrazione Pubblica rimane insostituibile.
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www.thehubweb.net
L’articolo originale è uscito su TafterJournal l’8 maggio 2008 ed è visibile qui